TRA DISINCANTO E SPERANZA 1991-1995
1999  

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CONFIDENZE AL COMPUTER. .. PERCHÉ?

Ho lasciato la vita politico parlamentare nel giugno '84. Guardo ora alla politica solo con interesse culturale e per meglio seguire l'evolversi del mondo e il retroterra della cronaca. Il mio passato? Non lo dimentico certo... Lo sento anzi come nostalgia di cose vissute e di persone conosciute.
Ed è per esso che ringrazio il buon Dio di avermi consentito di vivere in una stagione carica di speranze così come ringrazio chi, dall'Italia, mi spinse alla politica pure in Europa e in quel Mondo nuovo che ho ben conosciuto.
Il mio bilancio come politico? Parlamentare ed uomo di governo credo di avere portato, e ne sono orgoglioso, il mio piccolo e modesto mattone alla Storia. E se la vecchiaia è come un viaggiare in elicottero e rivedere nel suo panorama tutta la vita, devo certo ammettere che il mio passato, nei suoi ideali, è pur sempre parte del mio presente. La tastiera politica d'altronde, se vi hai messo le mani, è un poco come quella del tuo pianoforte.
Non puoi certo in vecchiaia ripetervi i virtuosismi di gioventù; ma essa, quando lo suoni, risponde meglio alle tue emozioni! E la politica? È una musica disponibile a tutte le età. E con essa dallo spartito della tua «città» tu fai la tua parte. Sei fuori ruolo», è vero, ma partecipi, giudichi e con passione stimolata anche dalla presente stagione storica.
L'esperienza e la saggezza dell'età ti aiutano anzi a dare giudizio sereno e costruttivo su uomini e su fatti. E il ricordo del vissuto ti consente pure di opporti a quella «damnatio memoriae» cercata da chi solo dal «suo oggi» vorrebbe far cominciare la storia. E allora scrivi, rievochi per te e pergli amici... Ma come? Da ragazzo, mi ero impadronito della tastiera di quel mio pianoforte che marcò tutta la mia vita accanto ad Amalia, stimolatrice dei miei ideali e dei miei traguardi. Da vecchio, grazie a Carla, serena partecipe della mia sintesi finale, ed a mio figlio Enrico, ho conosciuto un'altra tastiera: quella del computer che ti consente quasi di correre in bicicletta sulle strade del tuo pensiero.Ecco allora queste «confidenze al computer raccolte dal 91 al '95. Rievocano vari avvenimenti, di cronaca o di storia politica, che hanno inciso sull'Italia, sull'Europa, sul Mondo. Avvenimenti che non sarebbe giusto dimenticare e che certo condizionano il.futuro.
Nell'incertezza tuttavia del nuovo corso, nel ricordo di speranze e ideali della mia gioventù politica, quegli anni 1991-1995 potrei chiamarli anni del «disincanto», anni cioè di speranze contraddette. Ma la sintesi è prematura e vi è ancora spazio per la speranza in una storia nuova al cui disegno l'esperienza del passato può utilmente concorrere.

Mario Pedini