PREFAZIONE
Mi è parso naturale e altamente onorevole accogliere nella collana
"Cattolici e Società - Documenti, memorie e immagini" promossa dalla
Fondazione Civiltà Bresciana da me diretta, il volume che i figli Enrico
e Maria Teresa, con la cura dell'amico sen. Sandro Fontana, dedicano
alla memoria di Mario Pedini, bresciano di Montichiari, uomo politico
e di cultura che nella seconda metà del ventesimo secolo ha svolto una
intensa attività di pensiero e di azione, marcata da una presenza fattiva
e creativa in ambito, prima locale, poi per l'Italia, per la Comunità
Europea, per l'Africa: da insegnante e preside nelle scuole, nel
parlamento italiano e nel parlamento europeo ed in vari incarichi
governativi ed internazionali.
Raccolte in questo volume le testimonianze di personalità che hanno
avuto modo di conoscere e di collaborare per lungo tempo con Mario
Pedini ne pongono in risalto le qualità umane, con particolare
riguardo al vivere civile, anche in momenti di crisi o di pericolo, con
richiami alle esperienze personali, dai ricordi giovanili agli incontri di
cultura o di amicizia basati sugli ideali di fede cristiana e solidarietà
sociale nei momenti salienti dell' attività politica e di governo.
La lettura di queste testimonianze permette di mettere a fuoco nitidamente
il ricordo di Mario Pedini quale carattere ricco di sentimenti
ma anche di risultati che ne fanno un uomo cui va il riconoscimento dei
bresciani e degli italiani per i meriti da lui acquisiti.
A queste testimonianze si aggiunge spontanea la mia memoria e il
grande apprezzamento per la disponibilità ed il garbo riscontrati nei
numerosi contatti personali nell'arco di oltre quarant' anni per la
"Voce del Popolo", la " Fondazione Civiltà Bresciana" e l'Ateneo di
Brescia da lui presieduto. Anche l'inserimento nel volume delle numerose pubblicazioni di
Mario Pedini e delle relative illuminanti prefazioni, completano il
quadro nel quale s'inserisce l'azione dell'uomo politico, di scienza e di
cultura.
Infine, una ricca documentazione fotografica permette di arricchire
anche visivamente la sua conoscenza ed il suo ricordo.
Mario Pedini a pieno titolo si è inserito nella storia bresciana ed
italiana e questo libro ne vuole essere testimonianza a perenne
memoria.
L'inserimento della pubblicazione in una collana che lo stesso
Pedini aveva scelto per una sua opera dal significativo titolo « Quando
c'era la DC', carico di nostalgia e dirette testimonianze, arricchisce una
serie dedicata dal 1985 a fissare documenti di storia, anche la più
recente, e ricordi di persone importanti o umili che hanno fatto grande
il movimento cattolico bresciano. La collana, occorre dirlo con
amarezza, ha avuto scarsa fortuna tra le istituzioni, tanto che per la
presentazione curata dalla "Fondazione Civiltà Bresciana" attraverso
la biblioteca, l'archivio specializzato, i libri e le mostre, l'unica
autorevole adesione è venuta a suo tempo dall' on. Spadolini, studioso
di alta qualifica ma certo non militante.
Per queste considerazioni, il libro dedicato a Mario Pedini può rappresentare
un richiamo ad un rinnovato impegno, dopo anni di disorientamento,
di dimenticanze, di dispersione di un patrimonio di idee
nonché di presenze che, come documentano queste pagine, hanno riscattato
l'Italia e l'hanno resa degna di stare in prima fila tra gli Stati
del mondo. Ancor più ora che dal Papa, dai Vescovi, da tanti fedeli si
moltiplicano gli appelli ad una rinnovata partecipazione dei cattolici
alla vita pubblica, ricordare una figura come quella dell' onorevole
professore Mario Pedini può diventare un monito e la traccia di un
cammino che deve svilupparsi per il bene dell'Italia e di Brescia che
Egli ha servito con tanta generosa dedizione.
Antonio Fappani
Presidente Fondazione Civiltà Bresciana
PRESENTAZIONE
Come si ricava dalla commossa rievocazione dei figli, tutta l'opera
di Mario Pedini appare caratterizzata dalla perdurante fedeltà al
magistero di Alcide De Gasperi. E ciò per due ragioni essenziali.
Innanzitutto perché De Gasperi non riteneva che al partito, ad ogni
partito, dovesse toccare il compito di sostituirsi alle cosiddette
«Società naturali», ma - come scriveva nell' opera I cattolici dall'
opposizione al governo (Ed. Laterza, Bari 1955, pp. 487-488) - «il
partito è uno strumento organizzativo atto a fungere su di un solo
settore della nostra comunità nazionale, quello dello Stato». E così
proseguiva: «E come per noi democratici cristiani lo Stato è
l'organizzazione politica della società, ma non di tutta la società, così
il partito è un organismo limitato che non ha da proporsi di fare o
innovare in tutti i campi, perché è consapevole che altri organismi
sociali agiscono nello stesso tempo e nello stesso spazio in tempi
diversi; al di fuori e al di sopra come la società religiosa, cioè la
Chiesa con le sue forze spirituali e organizzative (Azione Cattolica); al
di sotto come le società scientifiche, culturali e le società economiche
con le loro autonomie e con le loro leggi».
E poiché per tutta la sua esistenza Mario Pedini è rimasto fedele a
questa impostazione degasperiana, abbiamo cercato di raccoglieretutte le testimonianze di questo volume a lui dedicato sulla base delle
varie e numerose comunità alle quali egli ha voluto partecipare in
maniera attiva e consapevole: dalla comunità familiare alla comunità
locale, dalla comunità scolastica a quella provinciale e nazionale,
dalla comunità europea a quella scientifica, dalla comunità
ecclesiastica a quella internazionale, dalla comunità professionale a
quella politica (vale a dire la Democrazia Cristiana).
In secondo luogo perché anche Pedini, come Luigi Sturzo, detestava
i clerico-moderati per il fatto che, come tutti i clericali, non credevano
tanto in Dio, quanto nel potere temporale della Chiesa. Pedini perciò
preferiva farsi chiamare non già «moderato» bensì «temperato» anche
perché sapeva che i clerico-moderati erano contrari all' emancipazione
politica dei cattolici italiani, i quali dovevano continuare ad essere subalterni
alle classi dirigenti liberali. Pedini apprezzava tuttavia la moderazione
al punto che nel suo libro autobiografico Quando c'era la
DC (Brescia, Civiltà Bresciana 1994) amava riportare una famosa
frase di Vincenzo Gioberti, laddove il grande precursore del
neoguelfismo e della DC sosteneva che «la moderazione, madre della
dignità e della costanza, è il supremo valore e la perfetta forma che
ubbidisce alla mente comandatrice e che sa imporre un freno a sé
medesima» (p. 214).
Ciò è cosi vero che un uomo come Pedini fini col trovarsi profondamente
a disagio nella cosiddetta Seconda Repubblica perché, con la
personalizzazione della lotta politica e con le nuove procedure basate
sulla logica dell'"aut-aut", era scomparsa l'arte della mediazione che
mirava a "contemperare", in ogni occasione, l'interesse particolare con
quello generale. E tutto ciò per scongiurare la riduzione della lotta
politica ad una guerra di tutti contro tutti. Di qui in Pedini il rimpianto
e la nostalgia per una civiltà che il senatore bresciano aveva appreso
da Aldo Moro, il quale, nel suo ultimo drammatico discorso del 28
febbraio ai parlamentari democristiani, sosteneva che «la nostra
flessibilità ha salvato fin qui, più che il nostro potere, la democrazia
italiana».
In questa duplice cifra della moderazione e del rispetto quasi religioso
nei confronti di tutte le "società naturali", troviamo, con grande
coerenza, l'impegno costante della vita pubblica di Mario Pedini. Il
quale, in lunghi anni di militanza politica, è sempre riuscito ad alimentare
la propria attività attraverso un continuo sforzo di approfondimento
culturale al punto che, a partire dal 1965, quando pubblicava
presso Valleccbi, insieme a Pasetti, un'opera ancora di grande attualità
dedicata alla politica energetica europea, non ha mai mancato di scrivere,
con scadenza quasi annuale; un libro dove venivano affrontati i
più svariati argomenti: dalla costruzione europea alla politica verso
l'Africa; da Erasmo da Rotterdam alle proposte per l'Università; dai ricordi
del proprio paese di Montichiari a Quando c'era la DC; dagli
anni trascorsi come ministro a Palazzo Chigi a quelli vissuti nel
Parlamento Europeo. Insomma, su ogni questione di politica interna o
internazionale Mario Pedini non ha mai smesso di ricercare, di
approfondire, di esprimere le proprie idee. E questa è sempre stata la
sua grande forza.
Tra le testimonianze raccolte in questo libro, che si apre con le
parole che Giulio Andreotti ha voluto dedicare all'uomo politico
bresciano, abbiamo voluto inserire anche il ricordo dell' on. Carlo
Alberto Ciocci, e dell' on. Francesco Malfatti che descrivono la grande
passione di Mario Pedini per la musica ed il pianoforte. Non a caso,
Mario Pedini non si stancava mai di ripetere: «Suonare? È come
superare i propri confini, è come cambiare natura, entrare nell'infinito,
entrare in Dio».
Prima di chiudere questa breve introduzione all'opera politica di
Mario Pedini e alla grande coerenza che ha sempre caratterizzato il
suo impegno pubblico, ci corre l'obbligo, anche a nome dei familiari,
di ringraziare tutti coloro che, da Andreotti a Zichichi, hanno voluto
collaborare alla elaborazione di questo volume, che mira a ricordare
non solo la natura morale, politica e culturale del compianto senatore
Mario Pedini, ma anche e soprattutto la sua figura di uomo di Stato.
Brescia, 2 febbraio 2010
Sandro Fontana
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